IL SOVRAFFOLLAMENTO CARCERARIO AI TEMPI DEL COVID-19
Dott.ssa Maria Eugenia Rocchi
"Non sapendo che ne sarebbe stato di loro, divennero indifferenti alle leggi sacre come pure a quelle profane [...]. Pensavano che una pena molto più grande era già stata sentenziata ai loro danni e pendeva sulle loro teste" (La Guerra del Peloponneso, vol. II, Tucidide)
L'atmosfera è tesa all'interno delle carceri italiane.
Osservando la reazione dei detenuti all'interno degli istituti penitenziari è chiaro come sia complesso adottare provvedimenti tali da poter contenere le rivolte.
Si contano quattordici morti tra le carceri di Modena e di Rieti ma le proteste si estendono su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo quasi cinquanta istituti.
Qual è il casus belli? Quali sono i motivi che spingono i detenuti a reagire in questo modo?
Sì, perché proprio lo spazio personale è uno degli elementi necessari tale da garantire condizione dignitose e rispettose dei diritti umani ma purtroppo, questo elemento, risulta essere quasi assente nei nostri istituti.
Il "Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti" (CPT) veste il ruolo di garante della Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali stabilendo, nella Convenzione da questo redatta, quali siano le misure più efficaci da poter adottare al fine di garantire un bilanciamento tra le esigenze repressive di difesa sociale e la tutela dei diritti individuali. La limitazione dello spazio personale al di sotto della soglia minima di gravità ha condotto, nel 2013, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a condannare - non da ultimo - l'Italia nella Sentenza "Torregiani ed altri v. Italia".
Rispetto a quanto detto, risulta automatico comprendere che, in una situazione di emergenza - quale l'attuale - le strutture non posseggano gli strumenti ed il personale necessari a contrastare una simile emergenza. Sulla base dei dati pubblicati dall' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al fine di limitare il contagio da virus Covid-19 le persone dovrebbero essere distanti l'una con l'altra di almeno un metro (2).
Il carcere, infatti, non può svolgere la funzione di risolutore dei problemi della società, facendo confluire un numero indistinto di individui che per la società stessa hanno fallito.
Intanto nei diversi istituti penitenziari sono stati assunti diversi provvedimenti che vanno dalla possibilità di utilizzare la piattaforma Skype per i colloqui con i propri cari ed i propri difensori, all'incremento del numero di telefonate, a giorni alterni, al fine di garantire un collegamento diretto con le proprie famiglie. Inoltre in alcune case circondariali - come quella di Ferrara - sono state create aree di triage o pre-triage pur non disponendo, le strutture, di materiale utile alla prevenzione individuale e alla non diffusione del virus negli istituti.
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1) Per approfondimenti: www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14.page.
2) Per approfondimenti: https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioFaqMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=228.
3) Si veda: www.antigone.it "Affrontare l'emergenza, per la salute, contro l'isolamento, per la dignità. Le proposte di Antigone, Anpi, Arci, Cgil e Gruppo Abele"