IDENTIKIT DI UNO STALKER: SE LO CONOSCI LO EVITI

01.07.2020

Dott. Luca Mariani

Margaret Elbow, della Columbia University, in uno studio intitolato "Theoretical considerations of violent marriage" individua quattro tipologie di uomini violenti:

  1. Il controllatore: colui che esercita un controllo totale sulla propria famiglia perché teme che la sua autorità sia messa in discussione.
  2. Il difensore: colui che non riesce ad accettare l'indipendenza altrui e sceglie donne da rendere dipendenti, verso le quali si pone come "difensore".
  3. Colui che è in continua ricerca di approvazione: gli uomini che rientrano in questa categoria reagiscono con violenza alle critiche.
  4. L'incorporatore: chi tende a considerare il proprio partner come una sua proprietà ed esercita violenza di fronte alla minaccia di perdere questa proprietà.

Secondo una prospettiva psicodinamica, spesso gli uomini abusanti hanno vissuto abusi in prima persona e ciò li porterebbe a trasferire sulla nuova famiglia la violenza che hanno vissuto, in un processo "da attivo a passivo". Questi individui presentano spesso un attaccamento disorganizzato (Bowlby): non hanno fatto esperienza di legami affettivi stabili e sicuri con la figura di attaccamento, ma al contrario sono stati maltrattati fin da piccoli, finendo per interiorizzare quelle modalità relazionali (1).

L'identikit dello stalker non è per nulla in linea con l'immagine dell'uomo pericoloso, disagiato, straniero o poco inserito nella società. Spesso si tratta di persone insospettabili, cresciuti nello stesso ambiente sociale e culturale della vittima, considerati soggetti "normali", senza alcuna caratteristica deviante. Questo in quanto lo stalker è pericoloso, morboso e ossessivo nei confronti della persona con la quale ha avuto legami affettivi e non nei riguardi della generalità di persone.

Statisticamente, infatti, gli autori di atti persecutori raramente riportano precedenti penali o hanno una storia criminale alle spalle, mentre spesso risultano avere un livello di istruzione elevato e un'occupazione. Si sottolineano però tratti personologici peculiari che rispecchiano il bisogno di possesso e la gelosia insidiosa, elementi questi assimilabili alle caratteristiche degli autori di violenze domestiche.

L'aggressore spesso vede la donna come un oggetto di cui è il solo e unico possessore e non riconosce il diritto basilare della partner di autodeterminarsi e compiere liberamente le proprie scelte di vita. Nel momento in cui la compagna decide di liberarsi dell'oppressione del partner, l'uomo non è in grado di gestire le emozioni che accompagnano questa ribellione: l'aggressività viene usata come reazione all'incapacità di accettare e affrontare l'emancipazione della donna che con la sua condotta suscita sentimenti di inferiorità nell'uomo, che vede messa in dubbio la propria virilità e il suo dominio patriarcale. L'azione violenta scaturisce dalla necessità di ristabilire la propria posizione di predominio a causa di un'umiliazione che l'uomo sente di aver subito da parte della donna.

Da ultimo, si vuole segnalare come sovente gli episodi di violenza in famiglia siano operati da uomini con disturbi di personalità antisociale o borderline.

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1) Sassaroli S., Semerari (2012) La psicologia del femminicidio. State of mind.