I FATTORI DI ORIGINE DELLA DEVIANZA NEGLI AUTORI DI REATI SESSUALI
Dott. Simone Rossi
I reati di natura sessuale costituiscono oggetto di studio da parte di molteplici discipline, ognuna delle quali apporta uno specifico contributo al fine di comprendere i fattori di origine della devianza negli autori dei reati de quo.
In proposito, la dottrina classifica l'origine della devianza sessuale sulla base di due approcci:
- un approccio di tipo criminologico tradizionale;
- un approccio di tipo criminologico multidisciplinare.
Il primo orientamento – l'approccio criminologico tradizionale – è basato su modelli interpretativi di origine medico – psichiatrica. In buona sostanza, esso incentra l'attenzione sulla relazione tra le condotte sessuali delittuose ed alcune forme di malattia mentale. Ed invero, si possono manifestare disturbi psichici definiti "parafilie" o "perversioni sessuali" i quali incidono sulla sfera sessuale inducendo il soggetto agente ad avere comportamenti abnormi o contrari alle norme penali.
Con specifico riferimento al comportamento abnorme, esso può essere considerato attraverso tre diversi parametri a seconda del:
- criterio medico – biologico, che considera e valuta come morbosi certi comportamenti, come le parafilie;
- criterio sociologico, che considera e valuta come devianti le condotte che si pongono in contrasto al costume sociale e culturale;
- criterio giuridico, che considera e valuta come reati condotte sessuali specificamente precisate dalla legge penale.
Secondo le indagini cliniche svolte, l'anormalità di un comportamento sessuale può essere valutata a partire da una immaturità affettiva ed anche da una identificazione deficitaria, nonché da una notevole incapacità del soggetto di instaurare relazioni interpersonali adeguate, generata negli autori dei reati sessuali.
In merito ai disturbi mentali che possono degenerare in delitti a sfondo sessuale, alcuni studi hanno confermato che, oltre ai disturbi legati alla psicopatia e all'insufficienza mentale, vi è anche una grande componente di schizofrenia[1].
Si tratta del disturbo considerato tra quelli più gravi, caratterizzato dalla disorganizzazione del pensiero e del comportamento, accompagnato da umore dissintono ed inappropriato, il quale può produrre un'alterazione della sfera affettiva del soggetto, e può spingerlo a compiere atti violenti ed aggressivi i quali, spesso, sfociano in un delitto a sfondo sessuale[2].
Il secondo approccio menzionato è quello di tipo criminologico multidisciplinare: esso sofferma l'attenzione su una serie di variabili interne ed esterne al soggetto le quali producono effetti negativi sulla sua condotta, determinandone la natura criminosa; tali variabili possono essere ricondotte all'aspetto genetico del reo, allo stato dell'umore, alle esperienze di vita, ai fattori socio culturali ecc. In buona sostanza, l'orientamento in questione ricollega la delittuosità sessuale esclusivamente a fattori di natura psicologica o socio culturale, senza tenere nella dovuta considerazione l'aspetto psichiatrico che rappresenta un elemento fondante delle condotte de qua anche qualora vi sia il continuo mescolarsi tra cultura e natura.
Nello specifico, i casi di natura multidisciplinare possono enuclearsi ed essere rappresentati anche dall'uso, da parte dell'autore del reato, di sostanze alcooliche e stupefacenti.
Il ricorso occasionale all'uso di alcool può costituire un espediente preordinato all'infrazione delle regole imposte dalla società, spingendo in tal modo il soggetto a sentirsi meno responsabile delle proprie azioni. Difatti, l'assunzione occasionale e sporadica di piccole quantità di sostanze alcoliche produce, a causa dell'azione depressiva sul sistema neurologico, una diminuzione del senso di contegno e dell'autocontrollo, generando una maggiore aggressività sessuale, una riduzione dello stato di ansia nonché un rilassamento muscolare che facilità il rapporto erotico.
Al contrario, lo stato di alcoolismo cronico determina, frequentemente, la commissione di reati sessuali soprattutto in ambito familiare, come manifestazioni di incesto o altre forme di abuso sui minorenni[3].
Sulla base di vari contributi scientifici sull'argomento, si può affermare che per i sex offenders il sesso costituisce lo strumento utilizzato per far fronte a stati di angoscia provocati dalla solitudine, dalla mancanza di abilità nella ricerca di intimità e sfocia in problematiche psicodinamiche più profonde e di antica data relative al binomio "attaccamento e perdita".
Tale modalità di comportamento non soddisfa il bisogno ma, fornisce solamente una gratificazione sessuale che placa, in via temporanea, lo stato di angoscia. Difatti, l'aggressore continuerà a mettere in atto il suo comportamento abusante allo scopo di alleviare l'angoscia man mano che questa raggiunge livelli più elevati.
Al fine di comprendere al meglio gli stati di devianza, occorre valutare le varie esperienze vissute dal reo in età infantile, il contesto socioculturale in cui egli si è trovato, nonché altri fattori aspecifici, analizzando se tali contesti hanno inciso, e in che modo, sulla personalità del reo.
Nello sviluppo della condotta deviante possono incidere anche dei fattori transitori, quali i disturbi cognitivi, la scarsa competenza empatica e l'insoddisfatto bisogno di intimità. Inoltre, è presente spesso una comorbilità psichiatrica che si annovera in disturbi dell'umore, disturbi d'ansia, schizofrenia, disturbo di personalità, ritardo mentale.
Tali problematiche associate ad esperienze traumatiche, a contesti culturali poveri, svalutativi e alla concezione di superiorità del maschio rispetto alla figura femminile, contribuiscono all'assenza del controllo degli impulsi e all'attuazione delle violenze[4].
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[1]In tal senso PAJARDI D., Oltre a sorvegliare e punire, in Prospettive di psicologia giuridica, Milano, 2008, p. 210.
[2]Ibidem
[3]Cfr. PAJARDI D., Oltre a sorvegliare e punire, Milano, 2018, p. 212.
[4] In tal senso si veda MERZAGORA BETSOS I., Lezioni di Criminologia, Torino, 2001, p. 306.